Pillole di cultura finanziaria

Spunti per informarsi, capire e acquisire coscienza delle proprie scelte in campo finanziario.

Attenzione: le immagini - quando presenti - possono essere ingrandite semplicemente cliccandoci sopra.

giovedì 9 dicembre 2010

L'istinto nelle scelte di investimento? Sarebbe meglio lasciarlo agli animali per difendersi visto che abbiamo il dono della ragione.

  

 
Capita sovente di sentire qualcuno (sempre meno negli ultimi tempi...) sostenere che investe il proprio patrimonio  basandosi su informazioni trovate su internet e soprattutto sul proprio istinto. Vorremmo in questa occasione concentriarci sulla seconda tipologia di scelta.

Questo è un'argomento che ci colpisce (ancora) molto e ci spinge a fare nuove considerazioni in merito a quello che crediamo sia probabilmente il maggior rischio negli investimenti di qualunque tipologia: la finanza comportamentale. Maggiore perchè subdolo in quanto sconosciuto.

Vale infatti nella stessa misura per: l'acquisto di un titolo, di un immobile, di una barca (che peraltro non è un investimento). Tutte queste operazioni hanno una forte componente emotiva e, sovente, non razionale.

Abbiamo già parlato di questo problema in un precedente post (http://pillolediculturafinanziaria.blogspot.com/2010/05/pillole-di-cultura-finanziaria-3.html), ma vorremmo tornare sulla questione per due motivi che riteniamo molto importanti:
  • I risparmiatori non hanno assolutamente coscienza di questo rischio e quindi lo sottovalutano costantemente. Qualcuno si preoccupa del rating, qualcun'altro delle cedole, qualcuno (pochi!) della liquidità, ma nessuno praticamente si preoccupa di... se stesso. Questo dato viene dimostrato  analizzando portafogli costruiti, magari divertendosi, senza però tener conto del minimo aspetto di pianificazione. O almeno di organizzazione. Cercando di indagare e capire i motivi che hanno portato a quella specifica allocazione, quasi sempre si scopre che quel titolo è stato comprato A) "perchè mi sembrava interessante", B) "perchè sono convinto (beato lui!) che è il momento di..." C) "perchè mi piace quell'area", D) "sono andato a istinto", ecc. Il risultato? Quando va bene, sono in pari. In un'occasione il portafoglio analizzato aveva questa composizione: 90% BTP 5% ETF Russia, 5% ETF Cina. La certezza era di avere un "basso" livello di rischio con delle ottime possibilità di crescita. L'equazione era BTP = rischio nullo, Russia e Cina = crescita del patrimonio. Scelte quindi guidate ESCLUSIVAMENTE dall'emotività dell'investitore. Chi ci segue da un po' di tempo probabilmente potrà ormai valutare da solo rischio ed efficienza di quel portafoglio.
Per chi, incuriosito dal nostro post e "arso dalla brama di apprendere" volesse approfondire l'argomento consigliamo questo interessantissimo e utilissimo "Quaderno" della CONSOB: http://www.consob.it/main/consob/pubblicazioni/quadernifinanza/qdf66.htm

Speriamo caldamente che non usiate l'istinto. Almeno per la gestione del vostro patrimonio...

Come diceva una famosa (simpatica) pubblicità di qualche anno fa: "Meditate gente, meditate".

lunedì 23 agosto 2010

Polizze vita con rendimenti negativi? Proviamo a chiederci perchè...


Recentemente un cliente ci ha chiesto un parere in merito all'ipotesi di sottoscrivere un contratto assicurativo di tipo Unit-Linked con una nota Compagnia e ci pare opportuno condividere una particolare considerazione che abbiamo esposto in quella occasione.

Un grosso problema legato a questa tipologia di contratti (con specifiche caratteristiche finanziarie piuttosto che previdenziali) - comune peraltro praticamente alla quasi totalità dei contratti assicurativi nel ramo vita - sono i costi quasi sempre troppo elevati (e sovente non facilmente valutabili da parte del sottoscrittore) rispetto ai vantaggi che ne possono derivare.

Il problema si può facilmente comprendere ricordando la matrioska che, come tutti sanno, è una bambola che contiene al suo interno una serie di altre bambole identiche sempre più piccole.
Anzi, per essere ancora più corretti bisogna pensare ad una prima bambola a cui vengono sovrapposte bambole identiche sempre più grosse.



Ne consegue che, in molti casi, il risultato è negativo indipendentemente da:

a) l'andamento dei mercati

b) l'abilità dei gestori.

Ciò avviene a causa degli eccessivi costi che gravano sul contratto.

Casualmente, in data 10 luglio 2010, è comparsa su "Il sole 24ore" una interessantissima risposta ad una lettera di una lettrice che lamentava una forte differenza tra quanto conferito e la valorizzazione del contratto.

Raccomandiamo caldamente la lettura di queste poche righe.


Ci pare utile analizzare due dati che dovrebbero permettere di comprendere l'essenza del problema che abbiamo voluto evidenziare :
  1. Performance di periodo del fondo sottostante su cui si è fatto l'investimento:         -  8,885%
  2. Differenza tra il valore conferito e la valorizzazione alla data di verifica :                            -16,260%
A questo punto come diceva un famoso giornalista: "Una domanda sorge spontanea":

Se l'investimento ha avuto una flessione dell' 8,885% che cos'è che ha abbattuto il valore del contratto di un altro - 7,38%?

Crediamo che a questo punto qualunque lettore possa trovare banalmente la risposta.

Un'ultima annotazione: in alcuni casi potrebbe essere utile valutare l'utilizzo di una polizza di tipo Unit-Linked come veicolo di investimento. Si tratta comunque di contratti di importo molto elevato, emessi da compagnie assicurative con particolari caratteristiche e finalizzati alla soluzione di specifiche esigenze quali (a puro titolo di esempio) quelle successorie. Questa tipologia di contratti avrà logicamente (anche) costi assolutamente coerenti rispetto alle caratteristiche ricercate.

venerdì 23 luglio 2010

Di chi è la colpa? Non sempre della banca. Il problema può essere nella scarsa conoscenza.


Fondi comuni e Sicav. Uno strumento di investimento ritenuto molto "facile" da utilizzare...

... a patto di conoscerne il funzionamento e quindi non aspettarsi ciò che non possono dare!

Prendiamo spunto da un'interessante lettera pubblicata su "Il Sole 24 Ore" del 3 luglio 2010 per ragionare sulla necessità di approfondire un aspetto che ci pare interessante evidenziare: la necessità di conoscere - almeno a livello elementare - gli strumenti che si scelgono di utilizzare onde evitare amare delusioni a causa di aspettative assolutamente irrealizzabili.


Chi scrive lamenta il fatto che ha dato disposizione al suo intermediario di vendere un fondo ad una certa data, pensando di chiudere l'operazione ad un certo valore, mentre l'importo realizzato è stato parecchio inferiore alle aspettative.

Ci vengono in mente alcune considerazioni:
  1. Come mai il lettore dimostra un risentimento così forte, non solo verso l'attuale intermediario, ma anche verso tutto il sistema bancario? Perchè egli si sente così indifeso e impotente? Lo è davvero e sempre?
  2. Si sarà preso il tempo di leggere il documento informativo e di capire come tecnicamente funzionano i conferimenti / riscatti di un fondo comune o una sicav? Chi ha collocato lo strumento ha davvero fornito tutte le spiegazioni utili?
  3. La sua richiesta (chiaramente in buona fede) e le sue aspettative si fondano su un utilizzo corretto  di un OICR?
Proviamo ad azzardare alcune risposte:
  1. E' probabile che tale radicato risentimento derivi da due differenti aspetti:  A) l'approccio di mero collocamento (al di là dei proclami) di molti prodotti B) le asimmetrie cognitive che comportano una relazione in cui il cliente finale è parte debole a causa delle sue minori conoscenze, che generano  quindi insicurezza e insoddisfazione generalizzate. Forse, se nel tempo si fosse sviluppato un diverso rapporto, tale risentimento non avrebbe avuto motivo di essere. O perlomeno sarebbe meno diffuso.
  2. Prima di sottoscrivere un prodotto finanziario bisognerebbe informarsi a fondo in merito alle sue caratteristiche e leggere tutta la documentazione in merito. A cominciare proprio dai documenti informativi obbligatori per legge proprio per informare il sottoscrittore. Inoltre, sono facilmente disponibili ulteriori utili informazioni sia in rete, sia sulla stampa specializzata (non ci stuferemo mai  - a titolo di puro esempio - di proporre la lettura de "Il Sole 24 ore" dei giorni di sabato, domenica e lunedì in cui sono pubblicati articoli specifici). In questo modo si approccia il prodotto con la coscienza delle sue caratteristiche e - ancora più importante - del suo utilizzo.
  3. Ottenute le giuste informazioni si possono ragionevolmente evitare delusioni per un utilizzo "improprio" di un prodotto o strumento finanziario.
Quindi nel caso trattato, il cliente:
  • avrebbe potuto sapere che i fondi comuni / Sicav hanno tempi di investimento che, pur essendo regolamentati, possono variare in modo "relativamente" sensibile e quindi inficiare le aspettative di vendita ad un determinato valore. Si tratta di un fatto tecnico - peraltro influenzato da una discreta casualità - che nulla a che fare con un comportamento al di fuori delle norme.
  • se fosse stato correttamente informato, avrebbe saputo che gli OICR sono prodotti finanziari che NON sono stati pensati con l'ottica di fare trading e che quindi hanno dei limiti oggettivi che eludono la possibilità di vendere ad un certo momento ad un certo valore. Non a caso questi prodotti quotano una sola volta al giorno. Questo aspetto è tanto più rischioso quanto è alta la volatilità dei mercati. Peraltro, in condizioni "normali" la volatilità non assume i valori che stiamo ultimamente subendo. In altre parole -2% e + 2% su un intero mercato non sono performance "normali" i due giorni di mercato aperto.
  • esistono strumenti - concettualmente abbastanza simili, ma per alcuni aspetti tecnicamente assai diversi - che permettono proprio (anche) di fare acquisti e vendite al momento esatto in cui il mercato "incrocia" il prezzo stabilito. Infatti questi prodotti quotano in continuazione (esattamente come se fossero un azione). Quindi, da questo punto di vista, avrebbero soddisfatto esattamente le aspettative del lettore.
  • Non sempre si può incolpare la banca o l'intermediario. A volte si possono creare situazioni in cui sembra che si siano comportati in modo scorretto, quando in realtà hanno rispettato alla lettera le prescrizioni della normativa.
  • Sulla comunicazione con i sottoscrittori invece ci potrebbero invece essere enormi spazi di miglioramento... Le stesse spiegazioni fornite dal giornalista avrebbero potuto essere fornite con calma ed educazione direttamente da chi è stato contattato dal cliente. Ma questo è un'altro discorso.
Concludendo: bisogna cercare di conoscere a fondo TUTTE le principali caratteristiche di uno strumento perchè questa è l'unica strada per farne un uso proprio e foriero di possibili soddisfazioni.

E le previsioni del tempo questa volta non c'entrano niente...

mercoledì 16 giugno 2010

Qual è il valore dell'efficienza nella scelta degli strumenti di investimento? E qual è il valore della libertà di scelta?


Oggi vogliamo aiutare a comprendere alcuni passaggi di fondamentale importanza per l'allocazione del proprio portafoglio:
  1. la scelta di strumenti (prodotti) che siano realmente efficienti, non solo quelli venduti dalla banca sotto casa, dal parente promotore finanziario, ecc.
  2. l'importanza della totale e assoluta libertà di scelta dell'intermediario (o meglio degli intermediari) come banche, SIM, ecc., presso cui acquistare il prodotto scelto.
  3. la scelta infine delle migliori condizioni di acquisto e operative rispetto allo strumento scelto.
Questo sarà un post abbastanza lungo, ma crediamo di fornire spunti davvero utili a chiunque. Confidiamo quindi nella pazienza dei nostri lettori.

NOTA BENE: per correttezza precisiamo che verranno brevemente analizzati due prodotti finanziari che non sono assolutamente paragonabili tra di loro, poichè hanno presupposti totalmente diversi. Sono invece assolutamente paragonabili, e quindi utili, se si guarda all'efficienza che il singolo strumento ha dimostrato rispetto ai suoi obbiettivi dichiarati e al suo settore di investimento.
Ed è esattamente questo l'aspetto che ci interessa evidenziare.

 LO STRUMENTO EFFICIENTE ?

Partiamo dall'analisi elementare dello strumento che chiameremo A (che, come per quello che chiameremo B, è stato volutamente reso anonimo):

Ricordiamo che per ingrandire l'immagina basta fare "click" sulla stessa.


  •  Obbiettivo di investimento dichiarato: rendimento medio annuo indice MTS Bot + 0,5% su un orizzonte pari ad almeno tre anni. Nella descrizione viene indicata la possibilità di utilizzo di diversi tipologie di strumenti e (seppur in maniera limitata) anche di tipo azionario. Considerazioni:  1)  per quale motivo investire in un prodotto per cui si deve aspettare TRE anni per guadagnare  - forse! - lo 0,5% in più rispetto ad un Bot? 2) già le obbligazioni a volte possono essere di difficile gestione, ma Bot e azioni sono quanto di più antitetico ci possa essere e quindi - a nostro modestissimo parere - ci pare che l'obbiettivo dichiarato possa essere assai rischioso da realizzare utilizzando anche tale tipologia di strumenti 3) qual è quindi il profilo di rischio reale? E' quello che il possibile sottoscrittore davvero si attende?
  • Commissione di ingresso = 1% fissa, commissione di gestione = 1%. Significa che il primo anno il sottoscrittore deve ottenere un risultato superiore al 2% soltanto per andare in pari, avendo come obbiettivo Bot + 0,5%! Oppure sperare nel prossimo anno, e nel prossimo, e... Qualcuno invece ha avuto un guadagno certo: non è neanche difficile capire chi possa essere. La speranza è che questo strumento sia stato acquistato solo con i Bot al 15%. E' palese già da questo aspetto il livello di inefficienza legato ai costi.
  • Risultati di gestione: probabilmente il possibile acquirente si aspettava un andamento almeno simile (visto che paga le commissioni di gestione) a quello del benchmark di riferimento (linea rossa). Sicuramente i risultati che emergono sia dai dati matematici sia dai grafici allegati dimostrano in modo inequivocabile la distruzione di valore per il sottoscrittore. Lo strumento è sempre stato pesantemente sotto benchmarck e con una volatilità molto più elevata. Forse le considerazioni in merito alla possibilità di utilizzare obbligazioni e azioni per battere Bot + 0,5% non erano così sbagliate. O forse (pensiero cattivo) le scelte di portafoglio servivano a giustificare una commissione di gestione molto interessante ...
Questo prodotto si è quindi dimostrato: A) carissimo, B) con un profilo di rischio assolutamente sproporzionato rispetto alle aspettative, C) assolutamente incapace di generare valore.

In altre parole assolutamente inefficiente.

Proviamo ora ad effettuare l'analisi elementare dello strumento che chiameremo B:


  •  Obbiettivo di investimento dichiarato: tanto semplice quanto coerente: apprezzamento del capitale nel medio-lungo termine. Considerazioni:  1)  si tratta di un "semplice" fondo azionario internazionale, 2) il profilo di rischio è reale, coerente e ben chiaro. Il sottoscrittore minimamente conscio delle proprie azioni compra ciò che realmente si attende.
  • Commissione di ingresso da 0 al 4% massimo. E' chiaro che, con un minimo di attenzione quando si firma il contratto di sottoscrizione (i costi devono essere indicati), ci vuole un discreto impegno per arrivare a pagare il 4%. Per contro lo 0% non è certamente un obbiettivo irraggiungibile ... Basterebbe leggere il documento informativo con la stessa attenzione con cui molti leggono i depliant della nuova automobile che stanno per acquistare.
  • Commissione di gestione = 1,5% annua. Rispetto allo strumento precedente è quasi "regalata". Vedere performance rese.
  • Commissione di performance = 10%. E' una commissione che viene applicata quanto si batte il  benchmark scelto e dichiarato dal gestore. Se applicata ad un parametro di riferimento che sia coerente e "onesto" può essere un ottimo incentivo al gestore per fare un buon lavoro. Cosa significa? Che va realmente meritata. Quindi se siete Carl Lewis non potete avere un premio se battete nei 100 metri un cardiopatico di novantadue anni ...
  • Risultati di gestione:  anche qui probabilmente il possibile acquirente si aspettava  (vista la media dei risultati che si evince ogni anno dallo studio di Mediobanca) un andamento simile a quello del benchmark di riferimento (linea rossa). Sicuramente invece i risultati che emergono sia dai dati matematici sia dai grafici allegati dimostrano in modo inequivocabile performance ben maggiori e la grande creazione di valore per il sottoscrittore. Lo strumento è stato praticamente sempre sopra il benchmarck con un notevole incremento nel tempo della sovraperformance. Anche la volatilità è stata poco più elevata, segno evidente che i maggiori rischi di una gestione attiva sono stati ben utilizzati.
Questo prodotto si è quindi dimostrato: A) con un costo assolutamente coerente alla qualità resa, B) con un profilo di rischio assolutamente coerente rispetto alle aspettative, C) in grado di generare ottimo valore per il suo sottoscrittore.

In altre parole assolutamente efficiente.

Quindi, se è vero che le performance passate non sono garanzia per il futuro, è anche vero che una tale serie storica non può essere casuale e può anzi essere un buon punto di partenza, fermo restando tutti i possibili controlli sulla perseveranza dei risultati. 


 LA SCELTA DELL'INTERMEDIARIO.
DOVE LO COMPRO ?
(e, magari, a quali condizioni?)

Una volta che avete trovato un prodotto efficiente su cui avete deciso di investire una parte dei vostri risparmi, si pone il problema di dove acquistarlo e a quali condizioni. Proviamo a fare alcune considerazioni:
  1. Dove lo compro? La mia banca (il mio promotore, il caro amico direttore, ecc.) non ha accordi di distribuzione con quel prodotto. Come faccio? Rinuncio? In fondo è un fastidio. Però mi dicono che ne hanno un altro che "è praticamente identico". Compro quello che mi viene proposto in sostituzione?  NO. "Praticamente identico" è morto, non è mai nato, sta viaggiando verso un buco nero in una galassia lontanissima dove verrà risucchiato per sempre. Quindi vado a cercarmi un' altra banca (o un altro promotore o un altro amico direttore).
  2. Come lo compro (A)? Cercando (e contrattando come se fossi alla Casbah) le migliori commissioni di sottoscrizione. Devo innanzitutto ottenere le più basse.
  3. Come lo compro (B)? Ho letto in un blog di consulenti finanziari indipendenti che, per ogni strumento gestito (fondi, Sicav) esistono più classi di investimento dello stesso fondo. Che hanno costi di sottoscrizione (ma soprattutto di gestione!) più alte o più basse. Ma guarda! E allora cosa faccio? Torno nella Casbah e riprendo a contrattare i MIEI interessi e di nuovo cerco le condizioni migliori.
  4. Sempre un consulente finanziario indipendente mi ha spiegato addirittura che ci sono intermediari che permettono di scegliere quale classe acquistare (tanto lui non ha interesse non avendo nessun legame con banche o sim...). Anzi non usano neanche più tutti quei noiosi moduli da compilare ogni volta che voglio vendere un fondo e comprarne un altro.
Almeno ora so che posso fare scelte che prima neanche immaginavo.

Se poi provo a "fare due conti" capisco che le mie ore investite (quelle si!) a imparare, cercare e contrattare, sono state davvero un'ottima scelta.

Quindi, a questo punto, per chi avrà avuto la pazienza di seguirci saranno chiari alcuni aspetti:
  • Occorre dedicare un minimo di tempo ad informarsi. Marco Liera, ottimo giornalista de "Il Sole 24 Ore", lo sostiene da tempo con ogni possibile ragione. In Italia il tempo dedicato alle proprie finanze è uno dei più bassi in assoluto.
  • Occorre cercare con metodo di selezionare gli strumenti che realmente sono più efficienti. Dove non potete arrivare da soli, fatevi aiutare ma attenzione ai consigli interessati.
  • Occorre un minimo di impegno per uscire "dal letargo" e diventare parte attiva di certi procedimenti. Costa un poco di fatica, ma i risultati ripagano abbondamente degli svantaggi. Si potrebbe poi scoprire con stupore che non è poi così difficile e che ci si diverte anche.
  • Occorre smettere di identificare i propri interlocutori come valori assoluti. La banca NON è la mamma e deve essere messa sotto esame e - se non si dimostra efficiente - cambiata. Come il vostro promotore o il vostro consulente finanziario indipendente.
Se alla fine di tutto ciò, decidete che preferite proseguire come avete sempre fatto, vi rimarrà comunque una granitica certezza: non potrete lamentarvi se le cose non andranno come avreste desiderato. In fondo, quanto tempo ogniuno di noi - uomo o donna che sia - dedica alla scelta degli acquisti che gli stanno a cuore?

Grazie per la pazienza e l'attenzione.

giovedì 20 maggio 2010

I CDS cosa sono? Meglio non usarli... nudi!

Buongiorno,

in questa occasione vorremmo parlare di uno strumento di cui probabilmente i più attenti avranno letto o sentito parlare sovente negli ultimi tempi sia sui quotidiani che in televisione: i CDS o Credit Default Swap.

Come sempre cercheremo di farlo in modo estremamente semplice con l’obbiettivo di permettere ai nostri lettori di capire cosa sono, le loro principali caratteristiche e quanto sia importante averne una minima conoscenza viste le conseguenze che possono avere sui nostri risparmi. Infine capiremo perché sono pericolosissimi soprattutto quando sono… nudi.

I CDS innanzitutto appartengono alla grande famiglia dei derivati. Un derivato è uno strumento finanziario (sovente complesso) il cui prezzo non ha “vita propria” intesa come creazione diretta di valore, ma oscilla in base a quello un altro parametro di riferimento (il petrolio, una valuta, un titolo ecc.). Sono stati creati come strumenti di copertura del rischio ma possono (come vedremo) anche essere utilizzati con fini speculativi. Per capire partiamo proprio dai nostri CDS. Occorre premettere che NON sono disponibili per il piccolo medio o grande risparmiatore. Infatti per dimensione dei contratti trattati (minimo 10 mln di USD a contratto) e per tipologia di mercato (trattativa diretta e fuori da qualunque mercato regolamentato) sono riservati esclusivamente a investitori istituzionali.

Un CDS corrisponde con buona approssimazione concettuale a una assicurazione di responsabilità civile (o danni). Infatti, se ad esempio una persona si vuole tutelare dal danno relativo all’incendio della propria abitazione, sottoscriverà una polizza con una compagnia assicurativa. In questo modo, a fronte del pagamento di un costo certo (il premio) il rischio relativo all’incendio sarà trasferito dal contraente alla compagnia assicurativa.

Quindi i CDS sulle emissioni degli Stati Sovrani copriranno chi li sottoscrive dalla loro possibile insolvenza. Se ad esempio un gestore decide di comprare obbligazioni Islandesi si copre (hedging) sul rischio insolvenza di quel paese sottoscrivendo il relativo CDS se riesce a spuntare un prezzo che ritiene equo. Teoricamente, se poi l’Islanda dovesse andare in default il gestore è tutelato. TEORICAMENTE.

Ma chi stabilisce il prezzo di questa copertura? “Semplicemente” il mercato; quindi le due controparti contratteranno il prezzo fino a quando raggiungeranno un accordo per un importo che in quel momento ritengono corretto. Il vantaggio è quindi una estrema sensibilità al variare del rischio percepito dal mercato. Proprio la variazione dei prezzi di questa copertura insieme al confronto tra coperture simili (es. il prezzo dei CDS per la Germania vs quello per la Grecia) possono essere un ottimo strumento per valutare il rischio relativo all’oggetto della copertura. Ma NON SONO l’unico strumento e inoltre possono avere PARECCHIE CONTROINDICAZIONI.

Cerchiamo di valutarne i principali aspetti positivi e negativi:

1.    Sono uno strumento di copertura del rischio.
2.    Sono estremamente sensibili alla variazione del rischio (a volte e in certe condizioni molto più utili dei giudizi delle agenzie di rating).
3.    Possono avere sottostanti (oggetti della copertura del rischio) assai diversi e molto specializzati per settori, aree geografiche ecc.
4.    Possono essere sottoscritto con estrema (troppa?) facilità e rapidità visto che quasi sempre la trattativa avviene tra le controparti direttamente al telefono.

1.    Non sono certamente “lo strumento perfetto” (né l’unico) di valutazione del rischio, né quello di copertura dallo stesso.
2.    Non sono quotati su mercati ufficiali e questo è uno dei loro principali difetti a causa della mancanza assoluta di trasparenza.
3.    Vengono contrattati direttamente tra le parti in causa (vedi anche punto precedente) e non esiste una clearing house a tutela.
4.    Possono essere utilizzati in modo “esagerato” (concetto su cui si dovrebbe discutere a lungo) con ottica speculativa e quindi (ecco il vostro personale interesse) influenzare fortemente i mercati.
5.    Non sono praticamente soggetti ad alcun controllo normativo.
6.    Non è affatto detto che (anche alla luce dei punti precedenti) chi si assume il rischio sia poi in grado di onorare i suoi impegni. Questo è quanto (con sfumature e strumenti simili) ha pesantemente influenzato la crisi iniziata nel 2008. In molti casi c’era chi garantiva il garantito del garantito del garantito… e alla fine molti sono rimasti con il fiammifero in mano e ancora oggi ci sono banche che hanno “sotto il tappeto” titoli con fortissime perdite che neanche loro sono riuscite a valutare correttamente.

Altro aspetto GRAVISSIMO è il fatto che attualmente i CDS si possono sottoscrivere nudi. Cosa significa? Tornando all’esempio iniziale, significa che invece di assicurare la propria abitazione si decide di assicurare L’ABITAZIONE DEL VICINO!! Assicuro quindi qualcosa che in realtà non posseggo. E cos’altro potrebbe accadere? Che qualcun altro potrebbe seguire la stessa idea balzana fino a quando all’ultimo della compagnia potrebbe venire in mente di passare vicino alla casa con una scatola di fiammiferi in tasca…

A questo punto facciamo un esempio più reale: un Paese ha un livello di rischio che il mercato reputa “normale” e quindi i tassi dei suoi titoli di stato sono anch’essi a livello “normale” in quanto coerenti a quel livello di rischio. Poi un mattino viene pubblicata una notizia su quel Paese che fa presagire che i suoi conti non siano poi così “normali”. Quindi, di conseguenza, i CDS di quello Stato iniziano a salire di prezzo per riflettere l’evoluzione di una situazione che potrebbe deteriorarsi. Fino a questo punto i CDS sono utili perché esprimono immediatamente proprio il maggior rischio (ATTENZIONE: stiamo semplificando enormemente per aiutare chi ci legge a comprendere il concetto di base). Poi però la speculazioni comincia a “picchiare duro” e i CDS salgono ancora e di molto per esprimere un rischio che a questo punto POTREBBE anche non essere realmente così elevato proprio perché influenzato dalla speculazione. Qual è la conseguenza di questo ultimo passaggio? Che lo Stato oggetto di questo tiro al bersaglio, visto che viene considerato sempre meno solvibile dovrà pagare interessi sempre più elevati in una spirale che si autoalimenta fino a portare all’incapacità del Paese di onorare i suoi debiti in essere e/o di rifinanziarsi con l’emissione di nuove obbligazioni.

E’ in sostanza (e, lo ripetiamo, stiamo volutamente esprimendoci con grandissima approssimazione) proprio quanto sta avvenendo per alcuni paesi area UE in questi giorni.

Peraltro anche ma non solo per questi motivi.

Ecco perché quindi è importante avere un’idea di cosa siano i CDS e di come possano direttamente - positivamente o gravemente - impattare sui vostri portafogli.

Ultima considerazione personale: condividiamo (umilmente) i pareri di quegli economisti che sostengono che strumenti come i CDS (e i derivati) insieme alla speculazione non siano affatto da eliminare. Tuttavia sono giustamente da regolamentare. Ma questo è un altro difficilissimo quanto fondamentale problema da risolvere per i governanti mondiali.

Grazie per chi ha avuto la pazienza di seguirci fino in fondo a questa mail.

Elementi di finanza comportamentale. Chi scaglierebbe la prima pietra?


Buongiorno a tutti,

oggi affrontiamo quello che l’esperienza ha portato a valutare come uno dei rischi maggiori nella gestione di un patrimonio. Non si tratta di un rischio “tecnico”.

Parleremo inizialmente di “finanza comportamentale”.

In seconda battuta trarremo spunto dall’analisi dei documenti che troverete in allegato per fare alcune considerazioni anche sugli investimenti immobiliari. Che “devono” essere trattati tecnicamente come qualunque altra forma di investimento e che nella realtà questo non avviene quasi mai.

Partiamo da un semplicissimo grafico che ci fu donato parecchio tempo fa e che abbiamo tenuto nella nostra documentazione in quanto estremamente interessante ed istruttivo.

Non ci soffermiamo in spiegazioni, perché ci pare talmente immediato da renderle inutili. Come sempre, però, se ci fossero dubbi, basta inserire un commento e cercheremo di dare risposta prima possibile.

In questo documento viene evidenziato quanto è oggetto di studio della finanza comportamentale: la relazione tra andamento dei mercati ed il comportamento medio degli investitori.

Chi in tutta sincerità non si riconosce almeno in parte in quei dati? E’ normale che ciò accada perché le scelte operative sono quasi sempre frutto di comportamenti emotivi.

E purtroppo – sovente – l’emotività distrugge qualunque programmazione razionale, pianificata in tempi di mercati “normali”.

Quanti nel periodo ottobre-dicembre 2008 non hanno resistito e –  proprio sull’onda della finanza comportamentale – hanno liquidato i loro titoli nel momento peggiore? Probabilmente se avessero mantenuto sostanzialmente le loro posizioni, (facendo solo degli aggiustamenti parziali), le sofferenze sarebbero ora decisamente minori se non quasi del tutto recuperate.

Le oscillazioni, che possono assumere l’aspetto di rischi, ma anche di opportunità, e - qualunque ne sia la causa - ci saranno sempre. Per qualunque bene, materia prima o servizio. Altrimenti non esisterebbe il cosiddetto “premio per il rischio”. A diversi livelli di premi per il rischio – e quindi anche a diversi livelli di oscillazione - corrisponderanno il linea di massima diversi potenziali rendimenti.

Sarà quindi sempre più indispensabile gestire i propri patrimoni con una particolare attenzione ad attuare strategie finalizzate a ridurne gli effetti. Ne consegue che:
·    gestione del rischio,
·    supporto emotivo ai propri assistiti nelle fasi di crisi,
·    allocazione prudente delle risorse,
limiteranno consistentemente i problemi derivanti da scelte sbagliate legate proprio alla finanza comportamentale.

Una seconda considerazione: gli immobili rendono sempre bene e non si perde mai. E’ sempre vero? Forse non sempre. O forse la spiegazione è un’altra.

Accade che chi acquista un immobile (magari in una pessima condizione di mercato, in quanto molto caro, come evidenziato nel primo cerchio azzurro a sinistra) non ha l’accortezza di verificare il suo valore (che motivo avrebbe?) per molti anni fino al momento in cui deciderà di venderlo. Si troverà quindi a valutare una crescita (“sicura” e “sempre in guadagno”) nel punto indicato nel secondo cerchio azzurro.

“Naturalmente” non avrà sofferto le oscillazione di prezzo, che nel tempo ci saranno comunque state solo per la loro mancata verifica. Questo problema è ancor più enfatizzato dal variare dell’orizzonte temporale tra i due punti cerchiati in azzurro.

Ma se per un banale trasferimento da una città ad un'altra o per un’imprevista necessità di liquidità avesse dovuto vendere la sua proprietà magari nel momento indicato nel cerchio rosso quale sarebbero state le conseguenze? Sono situazioni simili ad alcune malattie. Sono realmente percepite come rischio, ma appaiono  devastanti solo quando toccano la nostra famiglia.

E ancora: normalmente quando si assapora la soddisfazione di aver effettuato una vendita “con un ottimo guadagno” non si considerano alcuni aspetti:
·    Il prezzo di vendita è certo e determinato.
·    Quello di acquisto (non lo diventa) praticamente mai.
Quanti infatti prima di fare la differenza “prezzo di vendita – prezzo di acquisto” aggiungono alla cifra pagata al venditore i costi di: notaio, geometra, eventuali perizie, manutenzione ordinaria e straordinaria, mancati introiti da locatari morosi, tassazione, a volte spese legali, diminuzione del potere reale di acquisto etc.? A qualcuno è mai capitato?

La valutazione analitica di un investimento anche immobiliare (che deve sempre essere presente nel proprio patrimonio) è un’attività complessa e fondamentale nella programmazione della gestione della propria ricchezza.

Ecco quindi evidenziati i pericoli legati alla finanza comportamentale: sia che si tratti di titoli azionari sia che si tratti di immobili.

domenica 2 maggio 2010

Consulenza alle Poste

Oggi vorremmo focalizzare l'attenzione su di un concetto decisamente poco diffuso tra gli investitori: analizzare a fondo sempre e comunque ciò che ci viene proposto. Prima di apporre firme di cui pentirsi.
Accade infatti nella maggior parte dei casi, che il risparmiatore sottoscriva prodotti di cui non capisce il funzionamento o forse - più correttamente - di cui non gli viene spiegato il funzionamento in modo completo e dettagliato. Questo atteggiamento di passività deriva essenzialmente da due aspetti: la mancanza di un livello sufficiente di preparazione e la fiducia assoluta verso i propri interlocutori soprattutto quando sono radicatamente parte del conosciuto di un cliente. Occorre invece pretendere spiegazioni complete e dettagliate sulle proposte commerciali che ci vengono fatte. Inoltre non bisogna MAI sottoscrivere prodotti finanziari di cui non si sono capiti perfettamente: funzionamento, rischi, costi, aspetti positivi ma soprattutto negativi.
Potrà apparire banale (anche se l'esperienza dimostra il contrario!) ma è meglio perdere l'occasione (!) che ritrovarsi titolari di un contratto rischioso, oneroso, non funzionale alle proprie esigenze e magari vincolante per molti anni.
Risportiamo a titolo di esempio un articolo - come sempre utilissimo - tratto da Il Sole 24 ore del 07.02.09 in cui si evidenzia il livello di consulenza ricevuto sia in fase di collocamento iniziale, che di successiva assistenza di un acquirente di una polizza di tipo Index-Linked collocata da Poste Italiane. Crediamo che la lettura sia esaustiva in merito a quanto abbiamo argomentato in questo post.


sabato 1 maggio 2010

Deficit cognitivi.

Cominciamo i nostri interventi con il riferimento ad un interessantissimo articolo di Marco Liera su Il Sole 24 del 11.04.09 in risposta ad un'e-mail di un dipendente di un istituto di credito che lamenta l'atteggiamento delle banche.
Crediamo sia particolarmente rilevante il fatto che sovente le stesse guadagnino molto grazie all'ignoranze dei clienti. Il fatto di non avere (quasi mai) un livello minimo di cultura finanziaria, mette i risparmiatori in condizione di debolezza (anche a volte psicologica) nei confronti dei propri interlocutori e impedisce loro di analizzare con attenzione quanto viene loro proposto. L'invito - assolutamente corretto - è di iniziare ad apprendere gli elementi base della finanza e quindi di assumere una posizione non più passiva ma di coscienza delle proprie nozioni e quindi di cercare di valutare in modo oggettivo quanto viene proposto.

venerdì 30 aprile 2010

Presentazione Blog

Finalmente riusciamo ad attivare un'iniziativa che da tempo avevamo in mente: attivare un nostro blog con un preciso obbiettivo: fornire un piccolo contributo alla cultura finanziaria elementare di cui tanto si parla.

Questo NON sarà quindi un blog rivolto a persone esperte nè tantomeno a professionisti del settore.

Nello svolgimento della nostra attività e dalla lettura delle lettere ai quotidiani specializzati, abbiamo infatti notato come sovente sia quasi del tutto assente un livello minimo e comune di conoscenza degli strumenti, dei prodotti finanziari, delle varie tipologie di operatività degli intermiediari con cui tutti quotidianamante collaboriamo. Questo stranamente anche su livelli di patrimonialità e cultura generale elevate.

Dediseriamo anche precisare che l’obbiettivo NON è quello di svolgere un’azione di tipo promozionale che non ci interessa. Soprattutto in questa sede.

Il nostro desiderio è di contribuire a creare una cultura finanziaria diversa, completamente slegata da aspetti commerciali e finalizzata ad aiutare – chi avrà la pazienza di seguirci – a capire meglio quanto il mondo della finanza sia legato alla vita quotidiana e a valutare serenamente ma consciamente quanto si scrive e si legge (spesso a sproposito) sulle varie fonti di informazioni a cui normalmente tutti accediamo (televisione, quotidiani, internet, banche ecc.). Inoltre in diverse occasioni ci è stato domandato dove trovare fonti di informazione attendibili a cui attingere; la risposta a questa richiesta è la seconda motivazione che ci spinge ad attivare questo servizio.

I nostri interventi conterranno articoli o riferimenti estrapolati dalla stampa specializzata o link a pagine di siti contenenti le informazioni che riterremo interessante proporVi.

Il tempo (prezioso per tutti!) che potrete dedicare alla lettura di questi documenti sarà davvero contenuto, ma speriamo possa essere realmente un ottimo investimento in cultura finanziaria e ci piacerebbe possa esserVi di aiuto.

Crediamo infatti che apprendere e quindi capire, sia il modo migliore per fare scelte consce e quindi razionali.

Buona lettura!

Roberto Dolza
Antonietta De Vito