Pillole di cultura finanziaria

Spunti per informarsi, capire e acquisire coscienza delle proprie scelte in campo finanziario.

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giovedì 9 dicembre 2010

L'istinto nelle scelte di investimento? Sarebbe meglio lasciarlo agli animali per difendersi visto che abbiamo il dono della ragione.

  

 
Capita sovente di sentire qualcuno (sempre meno negli ultimi tempi...) sostenere che investe il proprio patrimonio  basandosi su informazioni trovate su internet e soprattutto sul proprio istinto. Vorremmo in questa occasione concentriarci sulla seconda tipologia di scelta.

Questo è un'argomento che ci colpisce (ancora) molto e ci spinge a fare nuove considerazioni in merito a quello che crediamo sia probabilmente il maggior rischio negli investimenti di qualunque tipologia: la finanza comportamentale. Maggiore perchè subdolo in quanto sconosciuto.

Vale infatti nella stessa misura per: l'acquisto di un titolo, di un immobile, di una barca (che peraltro non è un investimento). Tutte queste operazioni hanno una forte componente emotiva e, sovente, non razionale.

Abbiamo già parlato di questo problema in un precedente post (http://pillolediculturafinanziaria.blogspot.com/2010/05/pillole-di-cultura-finanziaria-3.html), ma vorremmo tornare sulla questione per due motivi che riteniamo molto importanti:
  • I risparmiatori non hanno assolutamente coscienza di questo rischio e quindi lo sottovalutano costantemente. Qualcuno si preoccupa del rating, qualcun'altro delle cedole, qualcuno (pochi!) della liquidità, ma nessuno praticamente si preoccupa di... se stesso. Questo dato viene dimostrato  analizzando portafogli costruiti, magari divertendosi, senza però tener conto del minimo aspetto di pianificazione. O almeno di organizzazione. Cercando di indagare e capire i motivi che hanno portato a quella specifica allocazione, quasi sempre si scopre che quel titolo è stato comprato A) "perchè mi sembrava interessante", B) "perchè sono convinto (beato lui!) che è il momento di..." C) "perchè mi piace quell'area", D) "sono andato a istinto", ecc. Il risultato? Quando va bene, sono in pari. In un'occasione il portafoglio analizzato aveva questa composizione: 90% BTP 5% ETF Russia, 5% ETF Cina. La certezza era di avere un "basso" livello di rischio con delle ottime possibilità di crescita. L'equazione era BTP = rischio nullo, Russia e Cina = crescita del patrimonio. Scelte quindi guidate ESCLUSIVAMENTE dall'emotività dell'investitore. Chi ci segue da un po' di tempo probabilmente potrà ormai valutare da solo rischio ed efficienza di quel portafoglio.
Per chi, incuriosito dal nostro post e "arso dalla brama di apprendere" volesse approfondire l'argomento consigliamo questo interessantissimo e utilissimo "Quaderno" della CONSOB: http://www.consob.it/main/consob/pubblicazioni/quadernifinanza/qdf66.htm

Speriamo caldamente che non usiate l'istinto. Almeno per la gestione del vostro patrimonio...

Come diceva una famosa (simpatica) pubblicità di qualche anno fa: "Meditate gente, meditate".

1 commento:

  1. Ciao! Tutto bene da voi?
    Questa volta permettetemi di mettere il naso (da pignolo e specialista) e suggerire una precisazione, che certamente non va contro a ciò che affermate nel fondo, che condivido pienamente, come al solito.

    Volendo parlare di rischio, sarebbe utile utilizzare i termini corretti....non si dovrebbe parlare di un rischio "pericolosissimo"..essendo, per definizione, il pericolo che GENERA il rischio....Il rischio è infatti la combinazione (in termini matematici la moltiplicazione) della probabilità di avvenimento di un pericolo di una certe magnitudo CON le conseguenze.

    Un pericolo magari anche elevatissimo può generare un rischio piccolissimo se il suo accadere non crea danni (terremoti moto forti nel deserto..) e vice versa (un sassolino che cade da una rupe, ma che distrae l'autista di un camion di cianuro che finisce in un fiume).

    In termini finanziari: Se investo 10kE in un titolo che vale oggi 50E ma che è sceso ( e quindi potrebbe scendere di nuovo) a 20E durante le crisi passate (diciamo 5 volte in 20 anni), il rischio é di perdere 10kE-10KE * (20/50)=6000E con una probabilità di 5/20=1/4.
    Se il titolo ha fatto delle punte a 100E due volte negli ultimi 10 anni, e PENSO che stia per farne un'altra, allora il rischio è di "vincere" 10kE-10kE * (100/50)=10000E, con una probabilità di (2+1)/10= circa 1/3.

    Quindi: rischio (perdita)= 6000/4=1500E; rischio (vincita)=10000/3=3300E.

    Se la mia "intuizione" relativa al possibile picco da 100E "in divenire" fosse errata, allora il rischio (vincita) sarebbe ancora di (2/10) * 10000= 2000E. In questo esempio sur-semplificato sceglierei quindi di comprare il titolo poiché i rischi di vincere sorpassano in tutti gli scenari studiati quelli di perdere.
    Naturalmente, soprattutto se l'investimento è complesso (vedi immobili, portafogli etc.) i ragionamenti si complicano, e soprattutto é necessario prendere in conto la tollerabilità "globale" al rischio dell'investitore.

    Mi tengo a vostra disposizione se desiderate avere più informazioni su questo tipo di analisi che applichiamo ad industrie, progetti ed organizzazioni internazionali ormai da anni.

    Tanti cari saluti,
    Franco Oboni

    www.riskope.com
    Riskope Risk and Crisis Management Blog:
    http://foboni.wordpress.com/
    http://www.linkedin.com/in/foboni
    www.slideshares.net/foboni

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