Pillole di cultura finanziaria

Spunti per informarsi, capire e acquisire coscienza delle proprie scelte in campo finanziario.

Attenzione: le immagini - quando presenti - possono essere ingrandite semplicemente cliccandoci sopra.

giovedì 24 marzo 2011

E io pago! Il problema delle obbligazioni (bancarie) in collocamento.



Eh si, il grandissimo Totò aveva decisamente ragione. Infatti la sua famosissima frase "E io pago!" si può adattare perfettamente a molteplici situazioni.

Oggi vorremmo proporVi una delle più comuni tra i portafogli che ci vengono sottoposti da valutare: le obbligazioni (in particolare bancarie) proposte in collocamento (o offerta che dir si voglia).

Prima di tutto chiariamo due concetti elementari chiedendoVi di perdonarci la fortissima semplificazione: 
  1. Le obbligazioni sono "prestiti" che, a determinate condizioni di legge, i risparmiatori  erogano a chi le emette per finanziarsi per un certo periodo. Logicamente dietro corrispettivo degli interessi e, a scadenza, della restituzione del "prestito".
  2. Il collocamento o offerta è il periodo in cui questi titoli possono essere venduti prima che "vadano" sul mercato e quindi abbiano una quotazione ufficiale, trasparente e uguale per "tutti". Sempre se la banca decide di quotarle ufficialmente...
Ora vi presentiamo un estratto di un prospetto informativo che deve (il condizionale sarebbe più corretto) essere consegnato durante la fase di collocamento e comunque prima della sottoscrizione. La legge lo prevede proprio per rendere edotto e quindi tutelato qualsiasi possibile sottoscrittore rispetto alle caratteristiche del titolo che vorrebbe acquistare.

O più probabilmente che gli viene proposto con grande solerzia e il motivo sarà a breve chiarissimo.

Ricordiamo solo che per ingrandire un'immagine basta fare "click" con il mouse sopra l'immagine stessa.

Il documento è stato volutamente reso anonimo perchè l'obbiettivo dei nostri inverventi NON è di "sparare" contro chicchessia, ma di permetterVI di apprendere dei concetti che speriamo possano esserVi utili.

Per cortesia, massima attenzione ai passaggi seguenti.


Da una semplice, banale e veloce lettura del prospetto informativo possiamo scoprire alcune notizie MOLTO utili su cui ragionare con la massima attenzione.
  • Pago (attenzione NON investo) 100 di valore nominale per acquistarla.
  • Su 100 che pago in realtà investo solo il 96,29% mentre ben il 3,71% sono i costi totali in fase di sottoscrizione e addirittura il 2,90% sono costi di collocamento!! Nota: il 2,90% su 3,71% è la bellezza del 78,16%. Quindi il costo tecnico è solo il 21,84% del costo totale! Pago molto di più la vendita che la sua componente tecnica.
Perchè allarmarsi? Per il semplice fatto che collocamento = vendita e quindi su 100.000 € di investimento la bellezza di 2.900 € servono a pagare chi mi vende il titolo (sempre prima che vada a mercato). In altri termini un'esagerazione.

A questo punto il dubbio amletico è: ma quanto renderà questa fantastica emissione obbligazionaria? 

Vediamolo:


Nel caso (a nostro umile parere) fantascientifico caso che l'Euribor 3 mesi cresca nel periodo 2010-2016 soltanto del 35% all'anno (che per la cronaca fa circa il 505% cinquecentocinque per cento in sei anni!) lo scenario positivo ci prospetta una cedola del 2,144% annuo.

Sic!

Adesso sarebbe utile chiedersi cosa accade quando il nostro titolo "Star Trek" viene finalmente quotato e qui Vi riserviamo la nuova sorpresa che vi spieghiamo con un estratto di un grafico (che peraltro tra poco vedrete completo):


Cosa è accaduto di curioso? Che, guarda caso, il prezzo (che ricordiamo viene determinato dalla legge della domanda e dell'offerta) si è schiantato a poco più di 93! Strano? No, affatto: semplicemente il mercato come dicono a Napoli "non è fesso" e ha deciso che non ha nessun valido motivo per pagare quel 3.71 % di costi che abbiamo visto. Non solo visto che la differenza tra 100 e 93,2 (circa) fa 6,8 che è maggiore di 3,71, il mercato ha anche scontato qualche altro aspetto che capiremo tra poco. Quindi secondo il ragionamento "o abbassi il prezzo o te lo tieni" il prezzo è comprensibilmente crollato.

Proviamo a fare una nuova considerazione: era meglio acquistare durante il collocamento o subito dopo (ammesso che fosse davvero un titolo interessate)? Pagare 100 o pagare poco più di 93? Anche se a scadenza verrà comunque rimborsato a 100 la differenza ci pare davvero importante.

A questo punto immaginiamo che qualche inguaribile ottimista, osservando il grafico precedente possa esclamare "Già, ma guarda il prezzo come sta salendo in fretta!".

La risposta è nel secondo grafico: quello completo fino alla quotazione ad oggi:


Ahi, ahi, altri 3 punti circa in meno... Mancava un ultimo tassello alla valutazione: l'efficienza in termini di rendimento rispetto a diversi parametri (emittente, redditività, rischio ecc.) e il mercato ha pesantemente colpito.

Non solo: vedete quelle strane barrette grigie in basso sotto il grafico? E notate come sono piccine? Ebbene quelle barrette indicano i volumi (cioè le quantità di scambi) di quel titolo che come avete ormai capito sono bassissimi. Sentiamo già la domanda "Ma a me cosa importa?". Importa e molto visto che con un titolo poco liquido e quindi poco scambiato, in caso di possibile stato di necessità, avete la scelta tra due possibilità interessanti:
  • Tenervelo fino a scadenza (ma non avevate urgenza di liquidità per la casa del figlio?).
  • Svenderlo a un prezzo molto più basso di quanto lo avete pagato in collocamento cioè 100.
Ora salutiamo chi ha avuto la pazienza di leggerci con un'ultima domanda:

Se al prezzo di 100 il titolo avrebbe potuto (ricordate lo scenario positivo?) rendere (forse!) il 2,14,% a  un prezzo di 90, 82 quanto rende (certamente) oggi? Di più o di meno? Tanto o poco?

Proprio con l'ultimo prezzo disponibile di 90,82, il rendimento effettivo netto diventa addirittura il 3,962% con un incremento enorme rispetto a chi lo ha acquistato a 100 in collocamento!

P.S. Quindi quando Vi dicono: "Guardi ho un ottima obbligazione della nostra banca" prima di acquistare in collocamento pensateci MOLTO BENE e, almeno pretendete il documento informativo a cui dare una breve occhiata alla voce costi.

mercoledì 2 marzo 2011

Blocco delle trattazioni sui mercati: un problema grave. E' importante capire perché può accadere.



Recentemente sia la Borsa di Milano sia la Borsa di Londra hanno avuto pesanti blocchi operativi che per diverse ore (Milano sei ore e mezza, Londra più di quattro) hanno impedito il normale svolgersi delle trattazioni.

Questo, seppur non percepito da molti, può essere un notevole problema (rischio),  sia per i piccoli investitori sia per gli operatori istituzionali.

Il motivo è banale: a causa di un problema informatico: NESSUNO può più operare nè in acquisto nè in vendita e viene a mancare qualsiasi informazione sugli scambi.
Il problema, già grave in condizioni di mercato "normali", potrebbe diventare tragico, se avvenisse in momenti di particolare turbolenza.

In entrambi questi casi - quasi certamente - si è trattato "solo" di blocchi dei programmi che gestiscono l'intera operatività di un mercato finanziario e non occorre scatenare la fantasia in altre spiegazioni.

Abbiamo pensato quindi di scrivere un post per spiegare come funziona questa gestione e capire quali siano i limiti che comporta. L'idea è che anche questa sia "cultura finanziaria" e che possa interessare i nostri lettori.

Ogni Piazza Finanziaria dispone di un potentissimo elaboratore che opera mediante due fondamentali pilastri informatici:
  1. Il software di matching.
  2. Il software di informazione.
Proviamo a capire come funziona il sistema e perchè ENTRAMBI i software devono funzionare contemporaneamente per evitare il blocco totale delle contrattazioni.

Quando un risparmiatore inserisce un ordine, ad esempio di acquisto, questo prima viene "raccolto" dal proprio intermediario e poi convogliato verso il sistema di matching del mercato finanziario. Questo software raccoglie tutti i dati di acquisto e di vendita di tutti gli intermediari, li incrocia e da questa elaborazione viene creato il book. Questo strumento fondamentale delle contrattazioni di cui parleremo più approfonditamente in altra occasione, altro non è (scusandoci per l'estrema semplificazione) che una sorta di bacheca in cui sono pubblicate (almeno) le prime cinque offerte quantità/prezzo in vendita e le prime cinque in acquisto. In questo modo chiunque ha la possibilità di fare le sue scelte con piena coscienza dell'andamento del titolo e con assoluta equità di informazioni (assenza di asimmetrie conoscitive).

Il secondo fondamentale software invece, è quello che "restituisce" le informazioni proprio a broker e intermediari e che ci permette quindi di vederle proprio sul book in "tempo reale". In questo modo domanda e offerta sono pubblici  e trasparenti. Il tutto nello spazio di millisecondi.

I problemi sono: A) anche il software più evoluto può avere dei "bachi", errori di programmazione ,che si attivano nel momento più inaspettato; B) le varie borse adottano piattaforme informatiche assolutamente diverse; C) in realtà sui potentissimi elaboratori delle Piazze Finanziarie girano moltissi altri software ad esempio di informazione che, seppur non fondamentali, potrebbero creare ulteriori problemi.

Quindi il blocco delle trattazioni, per quanto raro, è un evento da tenere in considerazione e potrebbe creare situazioni spiacevoli anche ai piccoli risparmiatori. Purtroppo l'errore non è della macchina, ma in origine sempre di natura umana.

mercoledì 5 gennaio 2011

Ci avete mai pensato? Il vero filantropo? Chi fa profitti. Creare ricchezza merita un plauso almeno quanto distribuirla.



Anno nuovo, vita nuova. E in questo inizio di anno gli spunti di ragionamento da condividere con i nostri lettori sono davvero molti. Tanto da essere davvero in difficoltà nella scelta.

Abbiamo quindi deciso di iniziare con una piccola provocazione che probabilmente creerà qualche veemente reazione:

Chi fa profitti (per se stesso) è uno dei più efficienti benefattori. Migliore di molti filantropi.

Lanciato il sasso nello stagno, Vi lasciamo alla lettura di questo interessantissimo articolo e alle conclusioni che ognuno di Voi deciderà di trarre.


Un'ultima considerazione: non fateci indossare vesti politiche o ideologiche che NON ci interessano.

giovedì 9 dicembre 2010

L'istinto nelle scelte di investimento? Sarebbe meglio lasciarlo agli animali per difendersi visto che abbiamo il dono della ragione.

  

 
Capita sovente di sentire qualcuno (sempre meno negli ultimi tempi...) sostenere che investe il proprio patrimonio  basandosi su informazioni trovate su internet e soprattutto sul proprio istinto. Vorremmo in questa occasione concentriarci sulla seconda tipologia di scelta.

Questo è un'argomento che ci colpisce (ancora) molto e ci spinge a fare nuove considerazioni in merito a quello che crediamo sia probabilmente il maggior rischio negli investimenti di qualunque tipologia: la finanza comportamentale. Maggiore perchè subdolo in quanto sconosciuto.

Vale infatti nella stessa misura per: l'acquisto di un titolo, di un immobile, di una barca (che peraltro non è un investimento). Tutte queste operazioni hanno una forte componente emotiva e, sovente, non razionale.

Abbiamo già parlato di questo problema in un precedente post (http://pillolediculturafinanziaria.blogspot.com/2010/05/pillole-di-cultura-finanziaria-3.html), ma vorremmo tornare sulla questione per due motivi che riteniamo molto importanti:
  • I risparmiatori non hanno assolutamente coscienza di questo rischio e quindi lo sottovalutano costantemente. Qualcuno si preoccupa del rating, qualcun'altro delle cedole, qualcuno (pochi!) della liquidità, ma nessuno praticamente si preoccupa di... se stesso. Questo dato viene dimostrato  analizzando portafogli costruiti, magari divertendosi, senza però tener conto del minimo aspetto di pianificazione. O almeno di organizzazione. Cercando di indagare e capire i motivi che hanno portato a quella specifica allocazione, quasi sempre si scopre che quel titolo è stato comprato A) "perchè mi sembrava interessante", B) "perchè sono convinto (beato lui!) che è il momento di..." C) "perchè mi piace quell'area", D) "sono andato a istinto", ecc. Il risultato? Quando va bene, sono in pari. In un'occasione il portafoglio analizzato aveva questa composizione: 90% BTP 5% ETF Russia, 5% ETF Cina. La certezza era di avere un "basso" livello di rischio con delle ottime possibilità di crescita. L'equazione era BTP = rischio nullo, Russia e Cina = crescita del patrimonio. Scelte quindi guidate ESCLUSIVAMENTE dall'emotività dell'investitore. Chi ci segue da un po' di tempo probabilmente potrà ormai valutare da solo rischio ed efficienza di quel portafoglio.
Per chi, incuriosito dal nostro post e "arso dalla brama di apprendere" volesse approfondire l'argomento consigliamo questo interessantissimo e utilissimo "Quaderno" della CONSOB: http://www.consob.it/main/consob/pubblicazioni/quadernifinanza/qdf66.htm

Speriamo caldamente che non usiate l'istinto. Almeno per la gestione del vostro patrimonio...

Come diceva una famosa (simpatica) pubblicità di qualche anno fa: "Meditate gente, meditate".

lunedì 23 agosto 2010

Polizze vita con rendimenti negativi? Proviamo a chiederci perchè...


Recentemente un cliente ci ha chiesto un parere in merito all'ipotesi di sottoscrivere un contratto assicurativo di tipo Unit-Linked con una nota Compagnia e ci pare opportuno condividere una particolare considerazione che abbiamo esposto in quella occasione.

Un grosso problema legato a questa tipologia di contratti (con specifiche caratteristiche finanziarie piuttosto che previdenziali) - comune peraltro praticamente alla quasi totalità dei contratti assicurativi nel ramo vita - sono i costi quasi sempre troppo elevati (e sovente non facilmente valutabili da parte del sottoscrittore) rispetto ai vantaggi che ne possono derivare.

Il problema si può facilmente comprendere ricordando la matrioska che, come tutti sanno, è una bambola che contiene al suo interno una serie di altre bambole identiche sempre più piccole.
Anzi, per essere ancora più corretti bisogna pensare ad una prima bambola a cui vengono sovrapposte bambole identiche sempre più grosse.



Ne consegue che, in molti casi, il risultato è negativo indipendentemente da:

a) l'andamento dei mercati

b) l'abilità dei gestori.

Ciò avviene a causa degli eccessivi costi che gravano sul contratto.

Casualmente, in data 10 luglio 2010, è comparsa su "Il sole 24ore" una interessantissima risposta ad una lettera di una lettrice che lamentava una forte differenza tra quanto conferito e la valorizzazione del contratto.

Raccomandiamo caldamente la lettura di queste poche righe.


Ci pare utile analizzare due dati che dovrebbero permettere di comprendere l'essenza del problema che abbiamo voluto evidenziare :
  1. Performance di periodo del fondo sottostante su cui si è fatto l'investimento:         -  8,885%
  2. Differenza tra il valore conferito e la valorizzazione alla data di verifica :                            -16,260%
A questo punto come diceva un famoso giornalista: "Una domanda sorge spontanea":

Se l'investimento ha avuto una flessione dell' 8,885% che cos'è che ha abbattuto il valore del contratto di un altro - 7,38%?

Crediamo che a questo punto qualunque lettore possa trovare banalmente la risposta.

Un'ultima annotazione: in alcuni casi potrebbe essere utile valutare l'utilizzo di una polizza di tipo Unit-Linked come veicolo di investimento. Si tratta comunque di contratti di importo molto elevato, emessi da compagnie assicurative con particolari caratteristiche e finalizzati alla soluzione di specifiche esigenze quali (a puro titolo di esempio) quelle successorie. Questa tipologia di contratti avrà logicamente (anche) costi assolutamente coerenti rispetto alle caratteristiche ricercate.

venerdì 23 luglio 2010

Di chi è la colpa? Non sempre della banca. Il problema può essere nella scarsa conoscenza.


Fondi comuni e Sicav. Uno strumento di investimento ritenuto molto "facile" da utilizzare...

... a patto di conoscerne il funzionamento e quindi non aspettarsi ciò che non possono dare!

Prendiamo spunto da un'interessante lettera pubblicata su "Il Sole 24 Ore" del 3 luglio 2010 per ragionare sulla necessità di approfondire un aspetto che ci pare interessante evidenziare: la necessità di conoscere - almeno a livello elementare - gli strumenti che si scelgono di utilizzare onde evitare amare delusioni a causa di aspettative assolutamente irrealizzabili.


Chi scrive lamenta il fatto che ha dato disposizione al suo intermediario di vendere un fondo ad una certa data, pensando di chiudere l'operazione ad un certo valore, mentre l'importo realizzato è stato parecchio inferiore alle aspettative.

Ci vengono in mente alcune considerazioni:
  1. Come mai il lettore dimostra un risentimento così forte, non solo verso l'attuale intermediario, ma anche verso tutto il sistema bancario? Perchè egli si sente così indifeso e impotente? Lo è davvero e sempre?
  2. Si sarà preso il tempo di leggere il documento informativo e di capire come tecnicamente funzionano i conferimenti / riscatti di un fondo comune o una sicav? Chi ha collocato lo strumento ha davvero fornito tutte le spiegazioni utili?
  3. La sua richiesta (chiaramente in buona fede) e le sue aspettative si fondano su un utilizzo corretto  di un OICR?
Proviamo ad azzardare alcune risposte:
  1. E' probabile che tale radicato risentimento derivi da due differenti aspetti:  A) l'approccio di mero collocamento (al di là dei proclami) di molti prodotti B) le asimmetrie cognitive che comportano una relazione in cui il cliente finale è parte debole a causa delle sue minori conoscenze, che generano  quindi insicurezza e insoddisfazione generalizzate. Forse, se nel tempo si fosse sviluppato un diverso rapporto, tale risentimento non avrebbe avuto motivo di essere. O perlomeno sarebbe meno diffuso.
  2. Prima di sottoscrivere un prodotto finanziario bisognerebbe informarsi a fondo in merito alle sue caratteristiche e leggere tutta la documentazione in merito. A cominciare proprio dai documenti informativi obbligatori per legge proprio per informare il sottoscrittore. Inoltre, sono facilmente disponibili ulteriori utili informazioni sia in rete, sia sulla stampa specializzata (non ci stuferemo mai  - a titolo di puro esempio - di proporre la lettura de "Il Sole 24 ore" dei giorni di sabato, domenica e lunedì in cui sono pubblicati articoli specifici). In questo modo si approccia il prodotto con la coscienza delle sue caratteristiche e - ancora più importante - del suo utilizzo.
  3. Ottenute le giuste informazioni si possono ragionevolmente evitare delusioni per un utilizzo "improprio" di un prodotto o strumento finanziario.
Quindi nel caso trattato, il cliente:
  • avrebbe potuto sapere che i fondi comuni / Sicav hanno tempi di investimento che, pur essendo regolamentati, possono variare in modo "relativamente" sensibile e quindi inficiare le aspettative di vendita ad un determinato valore. Si tratta di un fatto tecnico - peraltro influenzato da una discreta casualità - che nulla a che fare con un comportamento al di fuori delle norme.
  • se fosse stato correttamente informato, avrebbe saputo che gli OICR sono prodotti finanziari che NON sono stati pensati con l'ottica di fare trading e che quindi hanno dei limiti oggettivi che eludono la possibilità di vendere ad un certo momento ad un certo valore. Non a caso questi prodotti quotano una sola volta al giorno. Questo aspetto è tanto più rischioso quanto è alta la volatilità dei mercati. Peraltro, in condizioni "normali" la volatilità non assume i valori che stiamo ultimamente subendo. In altre parole -2% e + 2% su un intero mercato non sono performance "normali" i due giorni di mercato aperto.
  • esistono strumenti - concettualmente abbastanza simili, ma per alcuni aspetti tecnicamente assai diversi - che permettono proprio (anche) di fare acquisti e vendite al momento esatto in cui il mercato "incrocia" il prezzo stabilito. Infatti questi prodotti quotano in continuazione (esattamente come se fossero un azione). Quindi, da questo punto di vista, avrebbero soddisfatto esattamente le aspettative del lettore.
  • Non sempre si può incolpare la banca o l'intermediario. A volte si possono creare situazioni in cui sembra che si siano comportati in modo scorretto, quando in realtà hanno rispettato alla lettera le prescrizioni della normativa.
  • Sulla comunicazione con i sottoscrittori invece ci potrebbero invece essere enormi spazi di miglioramento... Le stesse spiegazioni fornite dal giornalista avrebbero potuto essere fornite con calma ed educazione direttamente da chi è stato contattato dal cliente. Ma questo è un'altro discorso.
Concludendo: bisogna cercare di conoscere a fondo TUTTE le principali caratteristiche di uno strumento perchè questa è l'unica strada per farne un uso proprio e foriero di possibili soddisfazioni.

E le previsioni del tempo questa volta non c'entrano niente...

mercoledì 16 giugno 2010

Qual è il valore dell'efficienza nella scelta degli strumenti di investimento? E qual è il valore della libertà di scelta?


Oggi vogliamo aiutare a comprendere alcuni passaggi di fondamentale importanza per l'allocazione del proprio portafoglio:
  1. la scelta di strumenti (prodotti) che siano realmente efficienti, non solo quelli venduti dalla banca sotto casa, dal parente promotore finanziario, ecc.
  2. l'importanza della totale e assoluta libertà di scelta dell'intermediario (o meglio degli intermediari) come banche, SIM, ecc., presso cui acquistare il prodotto scelto.
  3. la scelta infine delle migliori condizioni di acquisto e operative rispetto allo strumento scelto.
Questo sarà un post abbastanza lungo, ma crediamo di fornire spunti davvero utili a chiunque. Confidiamo quindi nella pazienza dei nostri lettori.

NOTA BENE: per correttezza precisiamo che verranno brevemente analizzati due prodotti finanziari che non sono assolutamente paragonabili tra di loro, poichè hanno presupposti totalmente diversi. Sono invece assolutamente paragonabili, e quindi utili, se si guarda all'efficienza che il singolo strumento ha dimostrato rispetto ai suoi obbiettivi dichiarati e al suo settore di investimento.
Ed è esattamente questo l'aspetto che ci interessa evidenziare.

 LO STRUMENTO EFFICIENTE ?

Partiamo dall'analisi elementare dello strumento che chiameremo A (che, come per quello che chiameremo B, è stato volutamente reso anonimo):

Ricordiamo che per ingrandire l'immagina basta fare "click" sulla stessa.


  •  Obbiettivo di investimento dichiarato: rendimento medio annuo indice MTS Bot + 0,5% su un orizzonte pari ad almeno tre anni. Nella descrizione viene indicata la possibilità di utilizzo di diversi tipologie di strumenti e (seppur in maniera limitata) anche di tipo azionario. Considerazioni:  1)  per quale motivo investire in un prodotto per cui si deve aspettare TRE anni per guadagnare  - forse! - lo 0,5% in più rispetto ad un Bot? 2) già le obbligazioni a volte possono essere di difficile gestione, ma Bot e azioni sono quanto di più antitetico ci possa essere e quindi - a nostro modestissimo parere - ci pare che l'obbiettivo dichiarato possa essere assai rischioso da realizzare utilizzando anche tale tipologia di strumenti 3) qual è quindi il profilo di rischio reale? E' quello che il possibile sottoscrittore davvero si attende?
  • Commissione di ingresso = 1% fissa, commissione di gestione = 1%. Significa che il primo anno il sottoscrittore deve ottenere un risultato superiore al 2% soltanto per andare in pari, avendo come obbiettivo Bot + 0,5%! Oppure sperare nel prossimo anno, e nel prossimo, e... Qualcuno invece ha avuto un guadagno certo: non è neanche difficile capire chi possa essere. La speranza è che questo strumento sia stato acquistato solo con i Bot al 15%. E' palese già da questo aspetto il livello di inefficienza legato ai costi.
  • Risultati di gestione: probabilmente il possibile acquirente si aspettava un andamento almeno simile (visto che paga le commissioni di gestione) a quello del benchmark di riferimento (linea rossa). Sicuramente i risultati che emergono sia dai dati matematici sia dai grafici allegati dimostrano in modo inequivocabile la distruzione di valore per il sottoscrittore. Lo strumento è sempre stato pesantemente sotto benchmarck e con una volatilità molto più elevata. Forse le considerazioni in merito alla possibilità di utilizzare obbligazioni e azioni per battere Bot + 0,5% non erano così sbagliate. O forse (pensiero cattivo) le scelte di portafoglio servivano a giustificare una commissione di gestione molto interessante ...
Questo prodotto si è quindi dimostrato: A) carissimo, B) con un profilo di rischio assolutamente sproporzionato rispetto alle aspettative, C) assolutamente incapace di generare valore.

In altre parole assolutamente inefficiente.

Proviamo ora ad effettuare l'analisi elementare dello strumento che chiameremo B:


  •  Obbiettivo di investimento dichiarato: tanto semplice quanto coerente: apprezzamento del capitale nel medio-lungo termine. Considerazioni:  1)  si tratta di un "semplice" fondo azionario internazionale, 2) il profilo di rischio è reale, coerente e ben chiaro. Il sottoscrittore minimamente conscio delle proprie azioni compra ciò che realmente si attende.
  • Commissione di ingresso da 0 al 4% massimo. E' chiaro che, con un minimo di attenzione quando si firma il contratto di sottoscrizione (i costi devono essere indicati), ci vuole un discreto impegno per arrivare a pagare il 4%. Per contro lo 0% non è certamente un obbiettivo irraggiungibile ... Basterebbe leggere il documento informativo con la stessa attenzione con cui molti leggono i depliant della nuova automobile che stanno per acquistare.
  • Commissione di gestione = 1,5% annua. Rispetto allo strumento precedente è quasi "regalata". Vedere performance rese.
  • Commissione di performance = 10%. E' una commissione che viene applicata quanto si batte il  benchmark scelto e dichiarato dal gestore. Se applicata ad un parametro di riferimento che sia coerente e "onesto" può essere un ottimo incentivo al gestore per fare un buon lavoro. Cosa significa? Che va realmente meritata. Quindi se siete Carl Lewis non potete avere un premio se battete nei 100 metri un cardiopatico di novantadue anni ...
  • Risultati di gestione:  anche qui probabilmente il possibile acquirente si aspettava  (vista la media dei risultati che si evince ogni anno dallo studio di Mediobanca) un andamento simile a quello del benchmark di riferimento (linea rossa). Sicuramente invece i risultati che emergono sia dai dati matematici sia dai grafici allegati dimostrano in modo inequivocabile performance ben maggiori e la grande creazione di valore per il sottoscrittore. Lo strumento è stato praticamente sempre sopra il benchmarck con un notevole incremento nel tempo della sovraperformance. Anche la volatilità è stata poco più elevata, segno evidente che i maggiori rischi di una gestione attiva sono stati ben utilizzati.
Questo prodotto si è quindi dimostrato: A) con un costo assolutamente coerente alla qualità resa, B) con un profilo di rischio assolutamente coerente rispetto alle aspettative, C) in grado di generare ottimo valore per il suo sottoscrittore.

In altre parole assolutamente efficiente.

Quindi, se è vero che le performance passate non sono garanzia per il futuro, è anche vero che una tale serie storica non può essere casuale e può anzi essere un buon punto di partenza, fermo restando tutti i possibili controlli sulla perseveranza dei risultati. 


 LA SCELTA DELL'INTERMEDIARIO.
DOVE LO COMPRO ?
(e, magari, a quali condizioni?)

Una volta che avete trovato un prodotto efficiente su cui avete deciso di investire una parte dei vostri risparmi, si pone il problema di dove acquistarlo e a quali condizioni. Proviamo a fare alcune considerazioni:
  1. Dove lo compro? La mia banca (il mio promotore, il caro amico direttore, ecc.) non ha accordi di distribuzione con quel prodotto. Come faccio? Rinuncio? In fondo è un fastidio. Però mi dicono che ne hanno un altro che "è praticamente identico". Compro quello che mi viene proposto in sostituzione?  NO. "Praticamente identico" è morto, non è mai nato, sta viaggiando verso un buco nero in una galassia lontanissima dove verrà risucchiato per sempre. Quindi vado a cercarmi un' altra banca (o un altro promotore o un altro amico direttore).
  2. Come lo compro (A)? Cercando (e contrattando come se fossi alla Casbah) le migliori commissioni di sottoscrizione. Devo innanzitutto ottenere le più basse.
  3. Come lo compro (B)? Ho letto in un blog di consulenti finanziari indipendenti che, per ogni strumento gestito (fondi, Sicav) esistono più classi di investimento dello stesso fondo. Che hanno costi di sottoscrizione (ma soprattutto di gestione!) più alte o più basse. Ma guarda! E allora cosa faccio? Torno nella Casbah e riprendo a contrattare i MIEI interessi e di nuovo cerco le condizioni migliori.
  4. Sempre un consulente finanziario indipendente mi ha spiegato addirittura che ci sono intermediari che permettono di scegliere quale classe acquistare (tanto lui non ha interesse non avendo nessun legame con banche o sim...). Anzi non usano neanche più tutti quei noiosi moduli da compilare ogni volta che voglio vendere un fondo e comprarne un altro.
Almeno ora so che posso fare scelte che prima neanche immaginavo.

Se poi provo a "fare due conti" capisco che le mie ore investite (quelle si!) a imparare, cercare e contrattare, sono state davvero un'ottima scelta.

Quindi, a questo punto, per chi avrà avuto la pazienza di seguirci saranno chiari alcuni aspetti:
  • Occorre dedicare un minimo di tempo ad informarsi. Marco Liera, ottimo giornalista de "Il Sole 24 Ore", lo sostiene da tempo con ogni possibile ragione. In Italia il tempo dedicato alle proprie finanze è uno dei più bassi in assoluto.
  • Occorre cercare con metodo di selezionare gli strumenti che realmente sono più efficienti. Dove non potete arrivare da soli, fatevi aiutare ma attenzione ai consigli interessati.
  • Occorre un minimo di impegno per uscire "dal letargo" e diventare parte attiva di certi procedimenti. Costa un poco di fatica, ma i risultati ripagano abbondamente degli svantaggi. Si potrebbe poi scoprire con stupore che non è poi così difficile e che ci si diverte anche.
  • Occorre smettere di identificare i propri interlocutori come valori assoluti. La banca NON è la mamma e deve essere messa sotto esame e - se non si dimostra efficiente - cambiata. Come il vostro promotore o il vostro consulente finanziario indipendente.
Se alla fine di tutto ciò, decidete che preferite proseguire come avete sempre fatto, vi rimarrà comunque una granitica certezza: non potrete lamentarvi se le cose non andranno come avreste desiderato. In fondo, quanto tempo ogniuno di noi - uomo o donna che sia - dedica alla scelta degli acquisti che gli stanno a cuore?

Grazie per la pazienza e l'attenzione.